06 Novembre 2024 - di Stefano Olivari
La disfatta del Napoli contro l’Atalanta accorcia la classifica della Serie A, che dopo l’undicesima giornata vede la squadra di Conte adesso di un solo punto davanti all’Inter, di tre su Atalanta e Fiorentina, di quattro sulla Juventus. La quota scudetto dell’Inter scende secondo LeoVegas da 1.90 a 1.80, mentre quella del Napoli rimane a 3.25 nonostante l’ultimo risultato e quella della Juventus passa da 7.00 a 7.50 nonostante la vittoria della squadra di Thiago Motta a Udine. L’Atalanta diventa adesso la quarta favorita per il titolo, con la quota di LeoVegas passata da 19.00 a 11.00, mentre il Milan pur vincente con il Monza perde terreno: da 15.00 a 17.00.
Se l’Atalanta puntasse a vincere lo scudetto sarebbe una squadra da scudetto e la travolgente prestazione del Maradona, quin ta vittoria di fila, lo ha dimostrato ancora una volta. Con tanto di magata di Gasperini, cioè far partire Retegui dalla panchina in modo da non dare punti di riferimento alla difesa di Conte. E così per il Napoli è arrivata la seconda sconfitta stagionale, 3-0 come quella di Verona, dando al suo allenatore un motivo in più per credere nel suo schema, così sintetizzabile: “La squadra viene da un decimo posto, fa schifo, tutto ciò che viene fatto più del decimo posto è merito mio”. Ancora male Lukaku, a prescindere dal fatto che segni, come successo con il Milan, o non segni, malissimo Di Lorenzo.
I campioni d’Italia in carica si sono portati a un punto dal Napoli con una partita che in questa stagione è quasi un classico: tante occasioni create, tante occasioni concesse. E così la vittoria sul Venezia è stata sofferta nonostante le occasioni del 2-0 sprecate, con la squadra di Di Francesco che ha anche sfiorato il pareggio nel finale che più finale non si può (settimo minuto di recupero), vedendoselo negare dal VAR per il tocco di mano di Sverko. Rimane un’Inter bella da vedere, ma meno intensa di quella dell’anno scorso: per lo scudetto magari basterà. Quanto al Venezia, i limiti tecnici dei singoli sono i soliti ma fra chi lotta per salvezza il suo è il calcio più propositivo.
La partitaccia del Bentegodi sarà forse l’ultima di Ivan Juric sulla panchina della Roma, al di là delle attenuanti (prima fra tutte avere preso in mano una squadra costruita male e legata a De Rossi) e anche delle colpe avute in questo ultimo periodo. A Verona alcune scelte, da Hummels sempre fuori a Dybala riserva, sono parse quasi provocatorie, tante altre (Angelino centrale di sinistra) discutibili, per non parlare dell’atteggiamento molto lontano da quello delle squadre di Juric. A dirla tutta, una sua squadra sembrava il Verona di Zanetti, squadra che lotterà fino all’ultimo per salvarsi: scenario per la Roma da incubo, se la situazione dovesse precipitare e nell’ambiente iniziasse a fare presa il ‘tanto peggio tanto meglio’, come nella storia della Roma è accaduto tante volte. Poi i giornalisti di area si offendono quando glielo si fa notare, ma non è possibile che tanti ottimi allenatori facciano la figura degli incapaci e quelli grandissimi, tipo Mourinho, siano trattati con sufficienza. Davvero manca soltanto il ritorno di Totti.
Il Torino sta vivendo l’ennesima stagione mediocre della ormai quasi ventennale era Cairo, che non accenna a finire nonostante le voci di cessione (l’ultima quella alla Red Bull). Ma sta facendo peggio anche del solito, nonostante i media della casa avessero spiegato che Vanoli era entrato nella testa dei giocatori, altro che Juric. Vanoli sarà anche entrato nelle teste, ma la rete di Kean oltre a ufficializzare che la Fiorentina è da quartieri alti (è a tre punti dal Napoli capolista), settima vittoria consecutiva fra campionato e Conference League, dice anche che il Torino si è sfasciato: difesa inesistente, pochissimi tiri in porta, spirito così così, quinta sconfitta in campionato nelle ultime sei giornate. Cairo ha chiesto il riscatto nel derby, come se fosse facile: in due decenni con lui presidente il Torino contro la Juventus ha vinto una sola volta in 30 partite.
Il Milan attuale è Reijnders, Pulisic, Maignan e poco altro, quindi i 3 punti strappati al Monza sono pesantissimi. Tengono in vita, cioè in panchina, Fonseca, in attesa che Rafael Leão cambi marcia o cambi squadra. Il futuro rossonero del giocatore, anche a Monza partito da riserva, sembra comunque più lungo di quello dell’allenatore, ma questi sono i soliti discorsi. Nuove invece sono le critiche a Fonseca per Morata in modalità ‘generoso Graziani’ o Ravanelli dei poveri: grande spirito di sacrificio, quello dello spagnolo, ma certe corse dovrebbero farle altri. La squadra di Nesta può recriminare per le occasioni sciupate e per il gol annullato a Mota Carvalho, al suo livello (cioè una tranquilla salvezza) ha dato segnali ottimi, mentre per il Milan al di là del settimo posto in classifica, a 5 punti dalla zona Champions (ma deve recuperare la partita con il Bologna), è lontano dalla guarigione.
La difesa di Thiago Motta è tornata decente, anche se qualche rischio lo ha corso lo stesso contro un’Udinese che in rapporto ai soldi spesi è forse la miglior squadra della Serie A. Non è certo un titolo che si aggiudicherà la Juventus, che comunque ha ritrovato Koopmeiners titolare e si sta avviando verso una sorta di normalizzazione dopo l’overdose di complimenti di inizio stagione, come se il nuovo allenatore avesse liberato quelle energie positive che Allegri teneva invece ingabbiate. La squadra di Runjaic ha avuto una buonissima reazione sullo 0-2, ma fra gol annullato a Davis, traversa di Lucca e altre situazioni la partita ha avuto l’esito più logico. Juventus ancora in costruzione e non è una bella notizia con la stagione iniziata da quattro mesi. Il materiale umano, da Yildiz in giù, a disposizione dell’allenatore è di primo livello. O almeno così ci assicuravano fino a poche settimane fa quelli che gridavano al miracolo di fronte a ogni operazione di Giuntoli.
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Articolo Pubblicato il: 6 Novembre 2024 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
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