30 Gennaio 2025 - di Stefano Olivari
Dopo la ventiduesima giornata le tre, facciamo due e mezzo, per lo scudetto si staccano ancora di più dal resto del gruppo: il Napoli rimane capolista con 3 punti sull’Inter, che però deve recuperare la partita con la Fiorentina (forse il 5 febbraio), e 7 sull’Atalanta che grazie ai cambi di Gasperini ha raddrizzato la partita con il Como. A 14 dal Napoli c’è la Lazio sconfitta all’Olimpico (con rimpianti, visto il finale) dalla Fiorentina, a 16 la Juventus, a 17 la Fiorentina, a 19 Milan e Bologna. Tutto da valutare alla luce del fatto che molto probabilmente le italiane in Champions rimarranno 5 anche nella prossima stagione. La Roma, unica vera squadra di centroclassifica anche se sta iniziando a coltivare qualche speranza, divide la Serie A in chi puo' e in chi non può.
La vittoria in rimonta contro la Juventus ha scatenato i giornalisti bisognosi di miti e di uomini della Provvidenza. Certo il Napoli senza Osimhen e adesso anche senza Kvaratskhelia non dispiace ad Antonio Conte, per la semplice ragione che si parla soltanto del Napoli di Conte come se lui avesse valorizzato ragazzi trovati per la strada e non giocatori pagati la scorsa estate ognuno intorno ai 30 milioni, ingaggio a parte, come Buongiorno, McTominay, Lukaku e David Neres, senza dimenticare chi era protagonista già con Spalletti, come Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Lobotka, Politano e soprattutto uno straordinario Anguissa. Insomma, Conte è come suo solito arrivato dopo un disastro in una squadra già forte di suo ed è stato convincente nel farsi prendere giocatori di grande valore. Lotterà fino alla fine per lo scudetto con il primo avversario che non sarà l’Inter o l’Atalanta, ma proprio Conte. In una stagione da All-In, senza Europa e con l’eliminazione tattica dalla Coppa Italia, un secondo posto, risultato di suo ottimo, sarebbe vissuto come una tragedia. In concreto il calendario propone al Napoli la trasferta contro la Roma domenica sera, quella contro la Lazio e metà febbraio, e inizio marzo la partita scudetto con l’Inter da giocare al Maradona.
Da uomo mercato a colonna dell’Inter del futuro nel giro di una partita: Davide Frattesi a Lecce è stato il migliore dei suoi, segnando il primo gol e mostrando a Inzaghi che proprio lui può essere l’uomo a dare un po’ di vita a una squadra che produce tante occasioni ma ha perso il fuoco dello scorso anno. Certo nella Roma, la squadra che davvero lo ha cercato, avrebbe più spazio, ma è evidente che Inzaghi, uno che non toccherebbe mai l’undici titolare, è stato sollecitato a utilizzarlo di più e senza aspettare che Barella o Mkhtaryan muoiano. Il discorso di base è che questo gruppo nerazzurro è all’ultimo giro tutti insieme e non per limiti di età, ma perché l’autofinanziamento imposto da Oaktree imporrà a luglio una cessione eccellente e ovviamente la più lucrosa sarebbe quella di una delle due punte, anche se le cifre di un paio di anni fa oggi il mercato se le sogna, o di Barella che inizia a dare segnali di logorio e nervosismo. Per questo Inzaghi, consapevole che dal mercato di riparazione non arriverà nessuno, sta gestendo la squadra in Champions e le sta tirando il collo in campionato: anche lui pensa che sia l’ultimo urrah prima di un relativo ridimensionamento. In questo quadro uno di età relativamente giovane come Frattesi non può essere ceduto.
Dopo la sconfitta di Napoli è fin troppo facile il confronto fra la Juventus di Thiago Motta e quella di Allegri, a voler essere giusti il confronto sarebbe con quella disastrosa di Delneri, stagione 2010-11, che dopo 22 giornate aveva 35 punti contro i 37 della Juventus attuale. Poi è vero che la Juventus presieduta da Andrea Agnelli l’anno dopo sarebbe tornata a vincere lo scudetto, ma con un altro allenatore… Conte, quando si dice il caso. Il grande problema della Juventus attuale è che non vince nemmeno quando gioca bene o quando inizia bene: già 17 punti persi da situazioni di vantaggio, fra sostituzioni discutibili e cali fisici. Di sicuro qualche gol manca all’appello: Kolo Muani ha iniziato bene, segnando al primo tiro, e questo significa che il caso Vlahovic andrà in qualche modo risolto per evitare al serbo ma anche alla Juventus un rovinoso anno e mezzo da separato in casa per poi andarsene a zero. In tutto questo non è chiaro quanto Motta sia libero nelle scelte tecniche: i 13 minuti, recupero compreso di Vlahovic al Maradona (e meno di mezzora nelle ultime tre partite) sono figli delle idee dell’allenatore, che preferisce una prima punta più di manovra, ma anche di pressioni della società per liberarsi di un problema lasciato degenerare. Ennesima magata in negativo di Giuntoli, il vero disastro della Juventus 2024-25 al di là di Douglas Luiz: perché gli acquisti si possono sbagliare, ma la filosofia no. Renato Veiga, 5 milioni al Chelsea per averlo in prestito secco fino a giugno, l’ultimo colpo: quale è il senso?
Nel Milan si vede la mano di Sergio Conceiçao, ma soprattutto le mani. Quelle che l’allenatore portoghese avrebbe voluto mettere addosso a Calabria a fine partita, dopo una emozionante rimonta da 1-2 concretizzatasi nel recupero con i gol di Reijnders e Chukwueze. Pare che Conceiçao non abbia gradito né la presenza di Calabria, Theo Hernandez, Loftus-Cheek e Camarda al concerto di Lazza, due giorni prima della partita, né la pubblicità social della cosa: comunque niente di proibito, visto che i giocatori non erano in ritiro. Contro il Parma una vittoria che a San Siro mancava da quasi due mesi e che riporta il Milan vicino (a 3 punti) a un quinto posto che anche quest’anno per la Serie A potrebbe valere un posto in Champions, in tanti (troppi?) lo danno per scontato. Ce ne sarebbe abbastanza per essere contenti, ma troppe sono le tensioni all’interno del club e la cacciata di Fonseca certo non le ha fatte sparire. Fra l’altro i due giocatori che sembravano rivitalizzati dal cambio di tecnico, cioè Theo Hernandez e Rafael Leão, hanno chiuso la partita all’intervallo per scelta tecnica e tutto sembra essere tornato al punto di partenza, con il paradosso che i risultati stanno migliorando e che in Champions la squadra sta andando bene, senza dimenticare la vittoria in Supercoppa. Squadra che sente la mancanza di un vero direttore sportivo, visto che Moncada si occupa di mercato e Ibrahimovic di fatto è un influencer, neppure troppo simpatico, con un presidente di facciata come Scaroni e un proprietario lontano non soltanto geograficamente.
Vincendo in trasferta dopo 90 mesi e grazie a 2 rigori la Roma tiene accesa una piccola speranza di Europa, anche se non di Champions, ed essendo una squadra tarata sul presente Ranieri davvero non può fare altro: è il primo a sapere che il passaggio da anziano guru a vecchio da rottamare è velocissimo, non può permettersi di chiudere male nemmeno questa stagione di transizione se vuole preservare almeno il suo futuro dirigenziale. Curiosamente uno dei primi colpi del Ranieri dirigente potrebbe essere Lucca, a segno con l’Udinese proprio contro i giallorossi, anche se non è chiaro come possa integrarsi con Dovbyk.
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Articolo Pubblicato il: 30 Gennaio 2025 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
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