La roulette è molto più di un gioco da casinò: è un simbolo di rischio, fortuna, classe e intrighi che ha catturato l’immaginazione di milioni di persone per secoli. Dietro la ruota che gira si nascondono storie incredibili, leggende e curiosità che rendono questo gioco unico. In questa guida ti porteremo in un viaggio attraverso aneddoti più o meno famosi, riferimenti cinematografici, radici storiche e superstizioni legate alla roulette.
Nel 1891 Charles Wells, un inglese sconosciuto, entrò nel Casinò di Monte Carlo e vinse oltre un milione di franchi in poche sessioni, battendo la roulette con una serie di puntate fortunate. La sua impresa ispirò la canzone “The Man Who Broke the Bank at Monte Carlo”. Ma la sua fortuna non durò: tornò al tavolo e perse tutto.
Nel 2004, Ashley Revell, un inglese, vendette tutti i suoi beni, raccolse 135.300 dollari e puntò tutto sul rosso alla roulette di Las Vegas. Incredibilmente, vinse, raddoppiando la somma. Tuttavia, storie come la sua sono rare: molti giocatori hanno perso milioni inseguendo la fortuna, finendo in rovina.
Un altro personaggio leggendario è Benno Winkel (noto anche come Eitel), un giocatore tedesco che negli anni ’30 e ’50 del Novecento fu celebrato come il “Conquistatore di Casinò” dall’International Roulette Institute. Winkel sviluppò un misterioso “food system” che gli permise di accumulare una fortuna di 500.000 marchi tedeschi. Tuttavia, la sua carriera non fu priva di cadute spettacolari. Durante una settimana disastrosa a Travemünde, perse 150.000 marchi, una somma enorme per l’epoca. Nonostante il suo talento e la sua fama, Winkel non riuscì a mantenere un equilibrio tra vincite e perdite. La sua storia dimostra come anche i giocatori più abili possano cadere vittime della natura imprevedibile della roulette, soprattutto quando l’arroganza prende il sopravvento sulla strategia.
Gonzalo Garcia-Pelayo, un giocatore spagnolo, è noto per aver utilizzato un approccio quasi scientifico per battere la roulette. Negli anni ’90, insieme ai suoi figli, analizzò migliaia di giri di roulette nei casinò spagnoli, utilizzando un computer per individuare ruote difettose che favorivano determinati numeri. Questo metodo gli permise di accumulare vincite significative. Tuttavia, la sua avidità lo spinse a continuare a giocare anche quando i casinò iniziarono a sospettare di lui. Dopo due sessioni di grande successo Garcia-Pelayo perse tutto, inclusi i fondi di investitori che avevano finanziato la sua impresa. Il suo tentativo di sfidare il sistema si concluse con un arresto per sospette frodi in Brasile, e la sua storia serve come monito: anche le strategie più sofisticate non possono garantire il successo contro il banco, e l’eccessiva fiducia può portare a disastri finanziari.
Charles Lucien Bonaparte, noto come il Principe Canino, nipote di Napoleone , è ricordato per avere sbancato il casinò di Homburg nel 1852, diventando uno dei vincitori più celebri della storia della roulette. Tuttavia, anche lui non fu immune alla rovina. Dopo il suo exploit la sua passione per il gioco lo portò a sperperare gran parte del suo patrimonio, quello vinto ma anche quello di partenza.
Le storie dei grandi vincenti e dei grandi perdenti insegnano alcune lezioni anche a chi gioca alla roulette poche decine di euro. La prima lezione è che la fortuna è volubile e non bisogna dimenticarlo mai: la roulette è un gioco di puro caso, con le statistiche che valgono soltanto a posteriori e anche le vincite più spettacolari possono trasformarsi in perdite devastanti. La seconda lezione che si può trarre da queste storie è che la gestione del bankroll sia essenziale per evitare il disastro: stabilire un budget e rispettarlo è fondamentale per godersi il gioco senza rischiare di perdere più di quanto ci si possa permettere.
In “Diamanti per Sempre” e altri film della saga, James Bond incarna l’eleganza e il rischio, piazzando puntate audaci alla roulette. La sua frase iconica “Bond, James Bond” è spesso accompagnata da scene al tavolo verde.
Nel classico del 1942, Rick Blaine (Humphrey Bogart) usa la roulette per aiutare una giovane coppia a vincere denaro per fuggire, in una scena carica di tensione e umanità.
In questo film del 1988 la roulette è il fulcro di una memorabile sequenza in cui Dustin Hoffman sfrutta le sue abilità matematiche.
La roulette, con la sua intrinseca casualità, è stata utilizzata dagli scrittori per esplorare temi esistenziali come il destino, la libertà e l’incertezza della vita. La ruota che gira ricorda la “ruota della fortuna” della mitologia, un simbolo universale del capriccio del fato. Nei romanzi, il tavolo della roulette diventa spesso il luogo in cui i personaggi si confrontano con le loro ossessioni, speranze o disperazioni, mettendo in gioco non solo denaro, ma la loro stessa identità.Uno dei romanzi più celebri in cui la roulette occupa un posto centrale è “Il giocatore” (1866) di Fëdor Dostoevskij. Scritto in sole tre settimane per saldare i debiti personali dell’autore, questo romanzo semi-autobiografico racconta la storia di Aleksej Ivanovič, un giovane precettore che si lascia travolgere dalla febbre del gioco in una città termale fittizia, Roulettenburg. La roulette non è solo il fulcro dell’azione, ma un simbolo della compulsione e dell’autodistruzione. Dostoevskij, egli stesso vittima della dipendenza dal gioco, descrive con straordinaria intensità psicologica l’euforia e l’angoscia di chi si abbandona alla ruota, usando la roulette come metafora della perdita di controllo e della lotta contro il destino. La celebre frase di Aleksej, “Non gioco per denaro, ma per l’eccitazione”, cattura l’essenza di questa ossessione.
Oltre al suo significato simbolico, la roulette è spesso usata nella letteratura per rappresentare il mondo del lusso, dell’eccesso e delle disuguaglianze sociali. I casinò, con i loro tavoli da gioco, sono luoghi dove le classi sociali si mescolano, ma anche dove le tensioni emergono. Un esempio significativo è “Casanova” di Giacomo Casanova, le cui memorie (pubblicate postume nel 1822) descrivono il gioco d’azzardo come parte integrante della vita galante del Settecento. Sebbene non sia un romanzo in senso stretto, le descrizioni di Casanova delle sue avventure ai tavoli da gioco, inclusa la roulette, dipingono un quadro vivido di un’epoca in cui il rischio e il piacere erano intrecciati. Un altro esempio è “La casa da gioco” (1842) di Aleksandr Puškin, anche se qui il gioco centrale è il faraone. Tuttavia, l’atmosfera del casinò e la tensione psicologica legata al gioco d’azzardo risuonano con il ruolo della roulette in altre opere. La roulette appare in modo più diretto in romanzi successivi, come “Il rosso e il nero” (1830) di Stendhal, dove, pur non essendo il fulcro della trama, il gioco d’azzardo simboleggia la brama di ascesa sociale del protagonista Julien Sorel, che naviga tra ambizione e rischio.
Nel Novecento, la roulette continua a essere un motivo ricorrente, spesso associata a temi di alienazione e modernità. In “L’uomo della folla” di Edgar Allan Poe o nei romanzi di Franz Kafka, il gioco d’azzardo non è sempre esplicitamente la roulette, ma l’atmosfera di rischio e incertezza richiama il suo spirito. Un esempio più diretto è “Casino Royale” (1953) di Ian Fleming, il primo romanzo della serie di James Bond. Qui, la roulette non è il gioco principale (che è il baccarat), ma il casinò e il gioco d’azzardo in generale fungono da sfondo per un dramma di spionaggio e seduzione. La tensione al tavolo da gioco riflette il confronto tra Bond e il suo avversario Le Chiffre, con la posta in gioco che va oltre il denaro.Un altro romanzo moderno che utilizza la roulette in modo evocativo è “La ruota del tempo” di Hermann Hesse (in opere come “Il lupo della steppa”, 1927), dove il gioco d’azzardo, pur non sempre esplicito, richiama il caos e l’ordine che si intrecciano nella vita del protagonista. Più recentemente, autori come Graham Greene in “Il nostro agente all’Avana” (1958) hanno usato il mondo del gioco per esplorare temi di corruzione e intrighi internazionali, con la roulette che appare come un elemento di contorno ma significativo.
La roulette, con la sua ruota che gira e l’attesa del risultato, rappresenta il destino e l’incertezza, rendendola perfetta per narrazioni drammatiche e avvincenti. Il suo ambiente così fuori dal tempo, ma anche da un luogo specifico, permette poi ogni libertà creativa.
La roulette nacque nel XVII secolo in Francia, grazie a Blaise Pascal, che cercava di creare una macchina a movimento perpetuo. Il suo esperimento fallì, ma il prototipo ispirò il gioco moderno.
Nel XIX secolo i fratelli Blanc trasformarono Monte Carlo nel tempio del gioco d’azzardo, introducendo la roulette con un singolo zero, che riduceva il vantaggio del banco e attirava folle di giocatori.
Negli Stati Uniti del XIX secolo la roulette era popolare nei saloon, spesso truccata per favorire i proprietari. Questi tavoli “personalizzati” rendevano il gioco ancora più rischioso.
La roulette, come la conosciamo oggi, è spesso attribuita al matematico e filosofo francese Blaise Pascal nel XVII secolo. Pascal, nel tentativo di creare una macchina a moto perpetuo, progettò una ruota rotante che, pur fallendo nel suo scopo originale, gettò le basi per il gioco della roulette. Tuttavia, la vera origine del gioco è più complessa e intreccia elementi di giochi antichi come il “Roly-Poly” inglese, l’italiana “Biribi” e il francese “Hoca”, tutti basati su ruote o meccanismi di sorte. La versione moderna della roulette, con i suoi 36 numeri e lo zero, si consolidò in Francia nel XVIII secolo, diventando popolare nei salotti aristocratici e nelle prime case da gioco. Soltanto in seguito i fratelli Blanc introdussero il singolo zero per rendere la roulette più attraente rispetto alla versione americana con doppio zero, segnando una svolta nella storia del gioco.
La somma dei numeri sulla ruota della roulette (da 1 a 36) dà esattamente 666, un numero associato alla “bestia” nella tradizione cristiana, alimentando miti e superstizioni. Il 666 è menzionato nell'Apocalisse di Giovanni (13:18) nel Nuovo Testamento e simboleggia l'opposizione a Dio, venendo associato all'Anticristo o a forze maligne. Il versetto invita chi ha "intelligenza" a calcolare il numero, che è "un numero d'uomo". Il numero 6, inferiore al 7 (considerato il numero della perfezione divina), rappresenta l'imperfezione e il male. Ripetuto tre volte, enfatizza questa natura.
La leggenda di François Blanc e del presunto patto con il Diavolo è una storia popolare che circonda la figura di questo imprenditore francese del XIX secolo, noto per aver fondato il celebre Casinò di Monte Carlo e per il suo ruolo nello sviluppo del gioco d'azzardo in Europa. Secondo la tradizione François Blanc (1806–1877), soprannominato il "Mago di Monte Carlo", avrebbe stretto un patto con il Diavolo per ottenere il segreto del successo nella gestione dei casinò e per accumulare la sua immensa ricchezza. La storia narra che il diavolo gli avrebbe rivelato i segreti della roulette, in particolare il motivo per cui la somma dei numeri sulla ruota della roulette (da 1 a 36) dà esattamente 666, La leggenda di François Blanc riflette un tema culturale comune: l'associazione tra il gioco d'azzardo, il denaro e il male.. Inoltre, il numero 666, con il suo forte simbolismo apocalittico, ha fornito un elemento narrativo perfetto per collegare il successo della roulette a qualcosa di soprannaturale.
Alcuni giocatori evitano di puntare su numeri vicini al 6 o combinazioni che ricordano il 666, mentre altri portano amuleti per scacciare la sfortuna.
Il numero 666 è solo una coincidenza matematica, ma la sua aura misteriosa continua ad affascinare e a ispirare storie. Tutte infondate, va detto, ma anche tutte parte integrante del mito della roulette, molto più di un gioco.
La roulette non è soltanto una pallina che gira, ma un universo di storie, leggende e simboli che attraversano secoli e culture. Dalle vincite leggendarie di Monte Carlo alle scene iconiche di Hollywood, la ruota continua a girare, catturando cuori e immaginazioni.
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