4 Febbraio 2025 - di Stefano Olivari
Il Napoli sempre in testa alla classifica ma con grandissimi rimpianti, perché senza i risultati maturati nei minuti di recupero i punti di vantaggio sull’Inter sarebbero potuti essere 6 e non 3, con la squadra di Inzaghi che finalmente giovedì recupererà la partita con la Fiorentina, facendo terminare tutti i commenti con l’asterisco.
Per Conte quindi sempre più 3 in classifica rispetto all’Inter e più 7 rispetto all’Atalanta. A meno 14 la Juventus, quarta e ultima della zona Champions.
In coda crollo del Parma in casa contro il Lecce e del Como a Bologna: ad accompagnare in B Monza e Venezia potrebbe essere una di queste due ricchissimi club, che negli ultimi anni hanno speso anche più di chi sta lottando per lo scudetto.
Al di là della classifica tanti i temi proposti dal campionato mentre il calciomercato di riparazione è finalmente in chiusura, con più colpi del previsto anche se molti dettati da assoluta mancanza di strategie, con direttori sportivi (dove ci sono, al Milan ad esempio no) in stato confusionale, schiacciati fra l’incudine dello ‘scudetto dei bilanci’, mantra del tifoso 2.0, e il martello di una qualificazione Champions o comunque europea per cui provare il sacrificio, di solito per uno scarto della Premier League.
Una partita di rara intensità ha fatto infuriare Conte e non soltanto per il gran gol di Angelino nel finale che ha dato l’1-1 alla Roma, ma per l’abbassamento del baricentro del Napoli nel secondo tempo, non giustificato da una superiorità giallorossa anche se poi si dirà che Ranieri ha fatto girare la partita con i cambi.
In generale poche le vere occasioni da gol, anche se il vantaggio napoletano con il bellissimo pallonetto di Spinazzola è sembrato il logico prodotto di quanto visto nel primo tempo: due squadre di cilindrata tecnica simile, ma con un Napoli atleticamente superiore pur con centrocampisti meno brillanti del solito.
Nel secondo tempo Ranieri ha rimescolato tutto con i cambi, ecco, lo scriviamo, mettendo prima Paredes e Saelemaekers, e poi Dovbyk: aveva spagliato a tenerli fuori prima? Di sicuro la Roma pur senza pressare in maniera particolare ha avuto da quel momento il pallino del gioco in mano, contro un Napoli convinto di poterla sfangare di puro mestiere, senza nemmeno pungere in contropiede (Lukaku peggio che nelle ultime uscite) e alla fine ha meritato il pareggio, giusto per averci creduto fino alla fine.
Conte sull’orlo dell’esplosione, molti dipenderà da come finirà il mercato. L’alibi è già pronto, ma non risulta che abbia fatto le barricate per impedire la partenza di Kvaratskhelia.
Essere raggiunti sul pari al 93’ di un derby non fa piacere ma il Milan ha poco da recriminare: ha fatto la sua onesta partita, anche se con meno fuoco rispetto alla Supercoppa di Riad, e da quando è andato in vantaggio con Reijnders si è difeso provando a ripartire in contropiede: un po’ scelta tattica di Sergio Conceiçao e molto l’Inter che nel secondo tempo ha schiacciato i rossoneri rischiando di fare gol praticamente a ogni azione.
Impossibile però parlare del Milan senza analizzare un mercato che ha tolto di mezzo molti problemi di spogliatoio, almeno dal punto di vista di un allenatore che non si sente di passaggio anche se in realtà lo è.
Via Calabria al Bologna e Morata al Galatasaray, dentro Walker e Gimenez. Il risultato è stato un 4-2-3-1 parente stretto del 4-4-2 che probabilmente con Gimenez, questo sì davvero un colpo di prospettiva, diventerà il modulo definitivo.
Non sarà calcio champagne, ma se tutti remano nella stessa direzione il Milan è decisamente più attrezzato per la zona Champions della Juventus quarta e 5 punti (ma forse 2, pensano al recupero con il Bologna) avanti.
L’equivoco di fondo del Milan, parlando solo di calcio e non di vicende societarie, è quello di strutturare una squadra abbastanza coperta quando il meglio della rosa è dalla metà campo in su.
I tre pali (Bisseck, Thuram e Dumfries) colpiti dall’Inter, più ancora dei 3 gol giustamente annullati e del rigore invocato da Inzaghi per il fallo su Thuram, dicono della sfortuna nerazzurra in una partita che avrebbe potuto essere ricordata come quella che ha deciso lo scudetto e che invece è un buon pareggio in una giornata neutra.
Ma è una narrazione parziale, perché l’Inter non è quella della scorsa stagione, si scuote soltanto quando è in svantaggio e al di là dei nomi non ha poi tutte queste alternative.
Il gigantesco asterisco è che Calhanoglu non è ancora lui e quando tornerà in forma sarà forse troppo tardi: la vera colpa di Inzaghi è quella di non avere mai inventato una valida alternativa al turco (esempio: Barella cambiato di posizione) una volta accertata l’inadeguatezza di Asllani e la mollezza di Zielinski.
A dirla tutta, mentre i media a reti unificate esaltano Marotta, gli errori recenti di mercato cominciano a essere tanti: Taremi e Anranutovic che in una situazione disperata non si sono alzati dalla panchina stanno a dimostrarlo.
In positivo sembra arrivato con la testa giusta Zalewski, nei 20 minuti finali sembrato quasi un altro giocatore rispetto a quello che la Roma ha accompagnato alla porta.
L’Atalanta scivola via lentamente dalla lotta per lo scudetto con mezzi passi falsi, del tutto ingiustificati come questo con un Torino modestissimo.
Una partitaccia giocata sotto gli occhi di Spalletti e che la squadra di Gasperini si sarebbe potuta comunque portare a casa, se Retegui avesse segnato il rigore a un quarto d’ora dalla fine.
Con un futuro l’acquisto di Daniel Maldini, ma l’Atalanta 2024-25 sembrava strutturata per vincere e non per creare plusvalenze.
Dopo il gol di De Sciglio in molti pensavano a un esonero immediato di Thiago Motta, uno dei peggiori allenatori nell’ultimo mezzo secolo di Juventus e senz’altro il peggiore in rapporto alle aspettative.
Qui non si tratta di fare il solito confronto da bar con Allegri, ma di vedere se la Juventus stia migliorando mese dopo mese. Risposta: no.
Si può almeno dire che non sta giocando contro l’allenatore, come tante recenti prove avevano fatto pensare, ma forse Kolo Muani è arrivato da troppo poco per entrare in queste logiche.
Dove le colpe di Motta si saldano a quelle di Giuntoli e di Elkann, visto che non si capisce mai dove inizino le scelte tecniche e quelle suggerite dalla società: Vlahovic ancora in panchina è assurdo e il serbo lo ha di nuovo dimostrato entrando in campo con la testa giusta, giocando per la squadra e segnando.
La fine del calciomercato di riparazione, con i suoi misteri (e l’arrivo di Kelly è uno dei più grandi), farà terminare anche questo pseudo-mobbing, che a dire il vero non è una caratteristica soltanto della Juventus ma di tutte le squadre costruite da troppe teste.
L’uscita dalla Champions League, senza mai davvero crederci, non ha turbato il Bologna che senza fare grandi investimenti, e anzi sbagliando quasi tutti gli acquisti a partire da Dallinga, è anche quest’anno in zona Europa mentre il Como che finora è costato agli Hartono più di 300 milioni è una delle più serie candidate alla retrocessione.
Partita dominata dalla squadra di Italiano, un Bologna che se dovesse valere di nuovo il quinto posto potrebbe centrare una qualificazione Champions ancora più incredibile di quella dell’anno scorso.
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Articolo Pubblicato il: 4 Febbraio 2025 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
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