2 Maggio 2025 - di Stefano Olivari
In un turno di campionato strano, con le partite del sabato spostate per i funerali di Papa Francesco, il Napoli battendo 2-0 il Torino è andato in fuga scudetto a 74 punti, 3 di vantaggio sull’Inter e 9 sull’Atalanta.
Grande lotta per il quarto posto da Champions fra Juventus, Bologna, Rona, Lazio e Fiorentina, mentre il Milan nono per qualificarsi all’Europa League dovrà vincere la finale di Coppa Italia contro il Bologna.
In coda perdono quasi tutti: il Monza sconfitto dalla Juventus è ultimo a 15 punti e già di fatto in serie B, mentre Venezia ed Empoli, sconfitte da Milan e Fiorentina, condividono il penultimo posto a quota 25. Un passo avanti lo fa soltanto il Lecce, che ha strappato un 1-1 sul campo dell’Atalanta e adesso di punti ne ha 27.
L’uomo scudetto del Napoli è Scott McTominay, capace di risolvere partite giocate male ma anche partite giocate bene come quella con il Torino: per lo scozzese una doppietta nel primo tempo al Maradona, con la curiosità storico statistica di essere il secondo giocatore scozzese della storia capace di segnare almeno 10 gol in un campionato di Serie A, dopo Denis Law.
La considerazione pesante da fare è che 6 degli 11 gol di McTominay sono arrivati sul risultato di 0-0, con tutto quel che ne consegue. Il Napoli è così riuscito a capitalizzare il crollo dell’Inter e a fare un passo decisivo verso il suo quarto scudetto, il secondo senza Maradona, ma sarebbe sbagliato ridurre tutto a McTominay perché la chiave del primato del Napoli è la difesa, soltanto 25 gol subiti: nessuno nei principali 5 campionati europei sta facendo meglio.
Per Conte terza vittoria di fila e dopo un Torino inesistente, senzaa Ricci e con Vanoli che ha provato la mossa di Casadei a uomo su McTominay, il calendario propone la trasferta contro un Lecce in lotta per la salvezza, la partita in casa contro un Genoa in vacanza, la trasferta contro un Parma senza obbiettivi e la chiusura al Maradona contro un Cagliari presumibilmente già salvo. A questo punto lo scudetto il Napoli lo può soltanto perdere.
La squadra di Simone Inzaghi nel giro di una settimana ha salutato lo scudetto e la Coppa Italia, con le sconfitte di Biologna, poi con il Milan e con la Roma, e la sua condizione psicofisica in vista della semifinale di Champions League con il Barcellona sembra disastrosa.
Di sicuro mai in quattro anni di gestione Inzaghi l’Inter aveva perso tre partite di fila, anche se ognuna ha una storia differente e paradossalmente quella giocata meglio, almeno nel primo tempo, è stata lo 0-3 con il Milan. La sintesi della partita con la Roma è la solita: i titolari dell’Inter sono di livello clamorosamente diverso rispetto alle riserve, anche se l’assenza degli squalificati Bastoni e Mkhtaryan, di Thuram e per quasi tutta la partita di Dumfries non spiega tutto.
Certo giocare una stagione di questa intensità con 14 o 15 giocatori validi è un atto d’accusa più contro la dirigenza, Marotta in testa, che contro Inzaghi. Il crollo fisico si è saldato con un atteggiamento monocorde, senza fimmatete e con pochi giocatori capace di dare la scossa (fra questi Acerbi).
Quasi impossibile a questo punto che l’Inter possa riagganciare il Napoli e non soltanto per il facile calendario della squadra di Conte. Ma in Champions, recuperando Thuram, questa squadra se la può giocare anche contro il Barcellona stellare visto nella finale di Coppa del Re battere il Real Madrid. Deve però scattare qualcosa nella testa, o deve farlo scattare Inzaghi.
Uno dei pochi giocatori della Roma di qualità superiore, di quelli sui quali impostare il futuro della squadra, è senza dubbio Matias Soulé. Che al di là del gol della vittoria a San Siro ha illuminato la squadra con la sua forza straripante e i suoi dribbling sulla fascia destra.
Le gerarchie che Ranieri ha creato hanno fatto chiarezza e i risultati si vedono, con la striscia positiva salita a 18 partite e l’ennesima vittoria per un gol, anche se questa è stata molto più netta di altre visto che Svilar mai ha dovuto fare una vera parata.
Con la Champions League a un passo il discorso sul futuro su Ranieri è prematuro, nel senso che si rischia di scrivere sempre le stesse cose: del resto lui per primo non ha ancora deciso, a 74 anni, cosa fare in futuro visto che più passano i giorni più si ha la sensazione che il cosiddetto ‘advisor’ alla fine sia un dirigente soltanto di facciata.
Il sogno proibito di Ranieri si chiama Nazionale, per questo è possibile che un ultimo anno alla guida della Roma se lo conceda: chi potrebbe mai contestarlo, dopo i disastri di De Rossi e Juric? La tentazione di riprovarci in una Roma costruita meglio è forte.
Il pareggio fra Atalanta e Lecce è molto più importante per la squadra di Giampaolo che per quella di Gasperini, che deve soltanto gestire nel finale di stagione il suo piazzamento da Champions. Ma più che di calcio giocato e della salvezza dei leccesi si è parlato del rinvio-non rinvio in seguito alla morte del massaggiatore del Lecce, Graziano Fiorita.
Una bandiera del club, con giocatori e tifosi in lutto, anche se il dolore nel mondo del calcio è sempre vissuto in maniera strana. L’Atalanta non avrebbe avuto problemi nel rinviare la partita, inizialmente prevista per il venerdì, a data da definirsi, ma la cosa non sarebbe forse piaciuta troppo a Venezia e Empoli.
E nemmeno vogliamo immaginare il dibattito se fosse morto il massaggiatore di Napoli o Inter… La realtà è che nessuna azienda si ferma per la morte di un suo componente, anche importante, anche amato, e che soltanto nel calcio ci sia questa retorica del lutto di una lunghezza giusta, che nessuno sa poi indicare con chiarezza.
La vittoria della squadra di Sergio Conceicao contro una squadra motivata come il Venezia dice molto del buon momento rossonero, dopo la finale di Coppa Italia raggiunta superando l’Inter in maniera travolgente.
Un presente che non cancella una stagione modesta in Champions e pessima in campionato, ma che permette di puntare a un’Europa accettabile, l’Europa League, in caso di vittoria contro il Bologna nella finale di Coppa Italia.
Trofeo che cambierebbe qualche ragionamento finanziario, ma non il futuro di un allenatore che fin dall’inizio è stato battezzato come traghettatore, nonostante il curriculum superiore a quello dei colleghi di mezza Serie A.
Di sicuro Conceiçao da 4 partite sta insistendo sulla stessa, o quasi, formazione e pur non avendo risolto i problemi strutturali (primo fra tutti la scarsa qualità dei difensori centrali) ha adesso almeno una linea. Ha iniziato bene, con la Supercoppa, ha proseguito malissimo, potrebbe chiudere bene.
La Juventus è ripartita dopo la sconfitta di Parma facendo il suo contro un Monza retrocesso, ritrovando il gol di Kolo Muani dopo 12 partite ma perdendo Yildiz per le sfide decisive in chiave Champions contro Bologna e Lazio: colpa del turco e della sua gomitata a Bianco, con la Juventus già sul 2-0 e nessun problema.
Tudor fra l’altro ha festeggiato il ritorno al gol anche di Nico Gonzalez, uno dei grandi flop di Giuntoli, dopo oltre 4 mesi, e ha dimostrato di avere in mano la squadra. Non ce l’avrà la prossima stagione, nemmeno in caso di qualificazione Champions.
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Articolo Pubblicato il: 2 Maggio 2025 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
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