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Commento della 36° Giornata di Serie A 2024-25 | A cura di Stefano Olivari

La Serie A 2024/2025 dopo la giornata numero 36

14 Maggio 2025 - di Stefano Olivari

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A due turni dalla fine del campionato tutto è ancora aperto, addirittura anche la lotta per lo scudetto dopo il 2-2 casalingo del Napoli con il Genoa, che lascia la squadra di Conte in testa alla classifica, adesso con 78 punti, uno più dell’Inter che ha vinto 0-2 sul campo del Torino.

Secondo LeoVegas la quota per lo scudetto del Napoli è adesso di 1.33, contro il 3.25 dell’Inter. Durissima la lotta per un posto Champions, visto che l’Atalanta battendo 2-1 la Roma è matematicamente terza: quarte sono Lazio e Juventus, che hanno pareggiato 1-1 il loro spareggio Champions e adesso sono a quota 64, mentre la Roma è a 63, con il Bologna che ha perso 3-1 a San Siro con il Milan e adesso di punti ne ha 62, contro i 60 proprio dei rossoneri e i 59 della Fiorentina.

Battendo i viola 2-1 il Venezia ha fatto un passo importantissimo verso la salvezza: adesso la squadra di Di Francesco ha 29 punti, mentre Lecce ed Empoli ne hanno 28 e sono le principali candidate alla retrocessione, accompagnando il Monza.

Psicodramma Conte

Se si guarda soltanto al risultato, il Napoli con il Genoa si è quasi suicidato, mettendo in discussione uno scudetto già vinto. Se si guarda la partita bisogna invece dire che il Napoli è ancora centrato, per quanto non travolgente, e che un Conte normale preparerà nella maniera giusta la partita di Parma anche senza far tornare la memoria al suo primo scudetto con la Juventus 2011-12, quando pareggiando 1-1 con il Lecce terzultimo permise al Milan di tornare a meno 1 a 2 giornate dalla fine.

Tantissime le occasioni da gol anche contro il Genoa, che pur essendo in vacanza ha fatto il suo e anche sfiorato un terzo gol con Pinamonti, e in generale il Napoli è sembrato in buone condizioni fisiche. Inutile, come del resto lo sarebbe per l’Inter, pensare alle tante situazioni girate bene o male come l’autogol di Meret o il pareggio di testa di Vazquez.

Adesso un Parma non ancora salvo prima della chiusura al Maradona contro un Cagliari invece presumibilmente già salvo. Conte non deve fare invenzioni, ma solo tenere la tensione a un livello giusto.

Dimenticare Barcellona

L’impresa nella semifinale di Champions League contro il Barcellona ha tolto all’Inter così tante energie emotive che Simone Inzaghi a Torino ha schierato la squadra B, nove titolari su undici (Bastoni e Bisseck le eccezioni) cambiati rispetto alla partita che ha qualificato i nerazzurri alla finale europea contro il PSG il 31 maggio a Monaco.

E la squadra B ha risposto bene, contro un Torino anche discreto in rapporto agli zero obbiettivi che ha da raggiungere, un Torino che ha messo più volte in pericolo la porta di Martinez (clamorosa una sua parata su Adams) e che è stato messo sotto da una prodezza di Zalewski, schierato nell’insolito (anche se non assurdo, perché nel settore giovanile della Roma giocava anche a centrocampo) ruolo di interno, e dal rigore di Asllani concesso per fallo su Taremi.

Sotto un diluvio che ha fatto temere il rinvio della partita l’Inter ha comunque fatto il suo, mettendo pressione a un Napoli che è comunque padrone del suo destino. Adesso per i nerazzurri la difficile sfida a San Siro contro una Lazio in lotta per la Champions e poi la chiusura contro un Como in vacanza. È chiaro che almeno contro la Lazio verrà schierata la squadra A, come se la finale di Champions fosse quella.

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La striscia della Roma

L’Atalanta ha interrotto la striscia di imbattibilità della Roma di Ranieri, che durava da 19 partite, ma soprattutto ha di nuovo conquistato la qualificazione alla Champions League che per alcune grandi tradizionali rimarrà un miraggio.

Il gol della vittoria è arrivato da Sulemana, ex giocatore di Ranieri al Cagliari, ma in generale la squadra di Gasperini ha dominato e Ranieri può attaccarsi fino a un certo punto al VAR e alla sfortuna, visti i tanti episodi girati bene per la Roma negli ultimi mesi.

A questo punto il quarto posto della Roma passa per le vittorie sul Milan all’Olimpico e sul Torino all’ultima giornata, gufando Juventus (che ha l’Udinese in casa e il Venezia in trasferta) e Lazio (Inter in trasferta e Lecce in casa). La speranza della Roma è che all’ultima giornata Venezia e Lecce non siano già salve o reterocesse. Soltanto dopo si riaprirà il teatrino, che i media pietosamente definiscono ‘casting’ sul successore di Ranieri.

Tudor peggio di Motta

L’amarissimo 1-1 dell’’Olimpico non è certo stata la peggior partita della Juventus di questa stagione, visto anche il modo in cui è arrivato: con il gol più tardivo subito dalla Juventus nelle ultime 20 stagioni di Serie A.

Certo per Vecino l’aver segnato al 95:42 è un merito e la Lazio più volte era andata vicina al pareggio dopo che la Juventus era rimasta in dieci per l’espulsione di Kalulu. Questo non toglie che la Juventus di Tudor sia per media-punti inferiore a quella di Thiago Motta (1,71 contro 1,79) ed è giusto ricordarlo visti i miliardi di volte in cui Thiaho Motta è stato paragonato ad Allegri.

Adesso alla Juventus mancano le due partite con Udinese e Verona, e la cosa positiva per loro è che sono tornati padroni del proprio destino, nel senso che vincendo sempre avranno la certezza del quarto posto, visto che gli scontri diretti con la Lazio (battuta all’andata) la avvantaggiano.

In ogni caso non è più sicuro che Tudor sia sulla panchina bianconera all’inizio del Mondiale per club, mentre è sicuro che non ci sarà all’inizio della prossima stagione. Ma in un momento di grandi cambiamenti dirigenziali (si è dimesso anche Francesco Calvo) il vero uomo nel mirino di Elkann è chiaramente Giuntoli, due anni fa acclamato come il nuovo Marotta quando arrivò da Napoli.

Ma non ha creato un buon ambiente, come di solito fa Marotta, e nemmeno ha scoperto campioni sottovalutati, come faceva il Giuntoli di Napoli.

Le finali del Milan

La vittoria sul Bologna, in una sorta di anticipo della finale di Coppa Italia che darà al vincitore la qualificazione all’Europa League, aumenta i rimpianti per un Milan gestito male a livello dirigenziale (e la recente intervista di Boba lo ha confermato) ma a cui certo non mancano i giocatori forti, a parte che in difesa.

E lo stesso risveglio di Gimenez spiega che la deludente stagione rossonera non si può spiegare con il livello di chi va in campo, ma con tutto il resto.

L’interminabile casting per il direttore sportivo, partendo da Paratici per arrivare a un ballottaggio Tare-D’Amico e infine forse a nessuno, come ipotizzato dal CEO Furlani, spiega benissimo che i problemi sono sempre stati fuori dal campo, non dentro e nemmeno in panchina, anche se Sergio Conceiçao ha trasmesso qualcosa più di Fonseca e a fine stagione potrebbe essere lui a salutare, visto che è convinto che tutte le fughe di notizie sul suo successore (peraltro non ancora scelto) facciano parte di una strategia societaria.

Ma qui davvero non c’è dietrologia: l’ex allenatore del Porto è stato un traghettatore fin dal primo minuto in chi è stato scelto, in un club che potrebbe essere in vendita.

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Articolo Pubblicato il: 14 Maggio 2025
Scritto da: Stefano Olivari
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop.

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