27 Maggio 2025 - di Stefano Olivari
Il campionato è finito, dopo un’ultima giornata emozionante per tante squadre, con questi verdetti: Napoli campione d’Italia, accompagnato nella prossima Champions League dall’Inter seconda, dall’Atalanta terza e dalla Juventus quarta.
In Europa League vanno la Roma quinta e il Bologna vincitore della Coppa Italia, in Conference League la Fiorentina sesta. Fuori da tutto la Lazio, la beffata dell’ultima giornata, e il Milan ottavo. Vanno invece in Serie B Empoli, Venezia e Monza.
Questo è ciò che rimarrà di questa stagione, per le statistiche, ma su questa trentottesima giornata e sull’intera stagione c’è ancora molto da dire.
La vittoria sul Cagliari dimezzato e in vacanza non è mai stata in discussione, però il Napoli per più di 20 minuti, ascoltando le notizie da Como, ha tremato, e ancora una volta è stato Scott McTominay a tirarlo fuori dai guai con il gol dell’1-0, poi seguito da quello di Lukaku.
Scudetto a 82 punti, come non si vinceva da ben 14 anni, dai tempi del Milan di Allegri, e vinto con un finale di stagione al ribasso, sfruttando il calo fisico dell’Inter e il rendimento scadente dell’Atalanta in casa. Uno scudetto che ovviamente ha Antonio Conte come frontman: primo allenatore a vincere il campionato italiano con tre squadre diverse (e non contiamo la Premier League con il Chelsea), ancora una volta Conte è stato bravo a prendere in mano una squadra forte reduce da un’annata disastrosa, per diversi motivi.
Così si è trovato senza coppe europee, senza lo stress fisico e psicologico dell’Inter ma anche dell’Atalanta. Di sicuro questo è più uno scudetto suo ma anche di De Laurentiis, bravo a puntare su giocatori di classe medio-alta senza fare raccolta di figurine e vendendo quasi sempre al momento giusto: così forse, e diciamo forse, è stato anche per Kvaratskhelia, che comunque mezzo scudetto l’ha vinto anche lui, e così sarà per Osimhen.
Adesso è facile dire che il Conte 2025 è uguale allo Spalletti 2023, ma non è vero se non per lo scudetto: Spalletti stravinse con un gioco stellare e diede le dimissioni quando già si stava profilando l’opportunità di allenare la Nazionale, Conte ha vinto con le unghie e con i denti e nessun club fra quelli che lo sognano (Juventus e Milan in testa) gli assicurerebbe nella prossima stagione di fare più di quanto fatto con il Napoli. Certo si riproporrebbe lo schema di arrivare dopo un disastro.
La vittoria dell’Inter a Como ha il sapore amarissimo dello scudetto buttato, in più occasioni ma soprattutto nel turno precedente quando il Parma resistendo al Napoli aveva offerto alla squadra di Simone Inzaghi un insperato matchball.
Di sicuro Inzaghi ha lottato fino in fondo su più fronti con una squadra di 14-15 giocatori, come si è visto quando due o più titolarissimi sono stati assenti, e adesso rischia anche le beffe da parte dei tifosi (anche interisti) da divano che non si rendono conto di cosa significhi arrivare in finale di Champions League per una squadra che non è attrezzata per farlo.
Un quasi miracolo sportivo, al di là della semifinale con il Barcellona, che potrebbe diventare leggenda in caso di vittoria sul PSG. Questo non toglie che questo scudetto sia stato buttato in maniera più dolorosa rispetto a quello perso contro il Milan di Pioli, da parte da un’Inter che Inzaghi aveva preso da Conte (si torna sempre lì).
A livello di formazione titolare questa squadra può diventare campione d’Europa e il problema alla fine è stato tutto lì: qualche assenza di Dumfries e Thuram, qualche calo di forma di Lautaro Martinez, un periodo di flessione di Calhanoglu, ed ecco che l’assenza di alternative presenta il conto.
A dirla tutta, dei minirinnovi (mini per la loro lunghezza, non per i soldi: è l’allenatore più pagato d’Italia) che gli propone Marotta anche un paziente come Inzaghi si è stancato da tempo, come se il suo futuro dovesse sempre dipendere da una partita invece che da quanto dimostrato finora in quattro anni di Inter, sempre in emergenza finanziaria. Il suo ciclo potrebbe concludersi sia con la Champions sollevata a Monaco, sia a maggior ragione senza, anche se le offerte arabe non sembrano tentarlo.
Quello che cerca Inzaghi è lo status, che potrebbe dargli un club miliardario straniero, come potrebbe essere il Manchester United. Quello che cerca l’Inter è un allenatore che metta la faccia su un parziale ridimensionamento, con una squadra più giovane e che abbia come vero obbiettivo quello di essere sempre in Champions League. A proposito, LeoVegas quota il trionfo del PSG, comunque ottenuto (90’ regolamentari, supplementari o rigori) a 1.65 e quello dell’Inter a 2.20.
La stagione orribile del Milan è finita con una clamorosa contestazione dei tifosi a Casa Milan poche ore prima di Milan-Monza, con cori pro-Maldini e soprattutto l’invito ad andarsene all’attuale proprietà, prima ancora che all’inesistente dirigenza.
Non è una questione di ottavo posto, ma di logiche societarie: il tifoso milanista, e per la verità non solo quello milanista, sente di essere diventato un cliente e di essere ostaggio di gente che oltretutto nemmeno vince, cosa che onestamente cambierebbe molti giudizi.
Basti pensare a Sergio Conceicao, convinto (a torto) che sarebbe stato riconfermato in caso di conquista della Coppa Italia. Per la ricostruzione tecnica, ma piùà che altro per la ricostruzione di un ambiente, è stato scelto Tare: un uomo di calcio, soprattutto uno con voglia di lavorare. Una scelta giusta, dopo avere verificato l’inconsistenza di Ibrahimovic fuori dal campo.
Vincendo 2-3 a Venezia la Juventus con il rigore decisivo di Locatelli ha conquistato la Champions League, rendendo almeno accettabile la stagione del progetto Thiago Motta, guru ormai dimenticato, con la prospettiva di ripartire dalla Champions e da un allenatore che non sarà l’onesto Tudor, a prescindere da come procederà l’operazione Conte e dal fatto che il nuovo tecnico cominci subito con il Mondiale per club.
La Champions significa vita o morte non soltanto per i bilanci, ma anche per attrarre un certo tipo di giocatori e quindi si può dire che la Juventus si sia salvata e possa guardare con cauto ottimismo al futuro, magari senza Giuntoli, che ha lavorato bene sull’ambiente ma che a livello di mercato ne ha azzeccate pochissime.
La cilindrata calcistica di Elkann, rispetto ad Andrea Agnelli, è sintetizzata dal fatto che si stia festeggiando un quarto posto. La Roma di Ranieri, che dopo la grande rimonta ci aveva creduto, ha fatto il suo, andando a vincere contro un Torino impresentabile, mentre l’ultimo posto europeo, lo strapuntino della Conference League, è stato acciuffato in extremis dalla Fiorentina, vincendo sul campo della proverbiale Udinese di fine stagione, complice la vittoria del Lecce all’Olimpico sulla Lazio, che è il vero risultato sorprendente della giornata: per Baroni un autentico suicidio contro un avversario in inferiorità numerica, dalla possibile Champions a niente in meno di 90 minuti.
La seconda grande delusa dell’ultima giornata è ovviamente l’Empoli, che vincendo in casa con il Verona avrebbe costretto il Lecce allo spareggio salvezza, ma la società è sana e tornerà in alto, come probabilmente anche il Venezia. Un futuro decisamente più nero per il Monza, che di fatto si era autoretrocesso a gennaio.
Ti è piaciuto questo articolo? Allora ti consigliamo allora di scoprire la nostra sezione del blog dedicata allo sport, al calcio ed ai pronostici sugli ultimi match sulla Serie A.
- |
---|
Articolo Pubblicato il: 27 Maggio 2025 |
Scritto da: Stefano Olivari |
Laureato in Economia e Commercio all'Università Bocconi, ha iniziato a scrivere nel 1994 per La Voce di Indro Montanelli, proseguendo con testate come La Repubblica, Mediaset, Radio RAI e Guerin Sportivo. Nel 2000 ha fondato il sito Indiscreto, punto di riferimento per lo sport e i media. Autore di dodici libri su sport e cultura pop. |
Potrebbero interessarti anche: